PRIMARIE IN PUGLIA - Vendola vince e Casini che fa?



VEDI CHE LAIDA GUERRA,

CHE MATASSA DI INGANNI

SI CAMPA SULLA TERRA

COL BARATTO DEI PANNI.

L'ASINO GETTA VIA

IL BASTO PER LA SELLA,

SI VENDE PER MESSIA

CHI E' NATO PULCINELLA

(Giuseppe Giusti)



di Paolo Deotto


E così in Puglia hanno fatto le elezioni primarie, il che è bello e istruttivo perché, al di là dell’ennesima scimmiottatura di quanto si fa in America (dove le “primarie” sono una cosa ben più seria), ogni tanto questi teatrini sono utili e insegnano qualcosa. Ordunque cerchiamo di fare il punto. La sinistra fa le primarie per decidere chi dovrà cercare di farcela nelle imminenti amministrative. Il popolo sinistro va a votare e fra i vari candidati vince, anzi stravince, il presidente uscente, Vendola, conosciuto anche come Nichi, e conosciuto anche per altri versi, ma siamo gentiluomini e quindi lasciamo perdere. Fin qui, potremmo dire, che ce ne frega? I sinistri hanno scelto faccende di casa loro, il povero segretario del coso, del PD, Bersani, ha rimediato l’ennesima figura da cioccolataio, e il suo posto è più che mai scricchiolante. Ma di tutto ciò ben poco ci interessa, anche perché una sinistra che riesce a scegliere segretari come Veltroni, poi Franceschini e infine Bersani ha un’ammirevole tendenza al suicidio, alla quale non possiamo che plaudire.

Ciò che davvero ci interessa è un’altra faccenda: la scelta di Vendola dimostra come la sinistra converga su candidati fieramente conservatori, custodi del comunismo, vessilliferi dello sfascio completo della società. Insomma, in poche parole, un elettorato coerente di sinistra sceglie un candidato che meglio rappresenti la vera essenza del marxismo, lo sgretolamento morale e la lotta antireligiosa. Il povero Bersani progettava alleanze con l’UDC, presentando un candidato “moderato” quale Boccia. E qui arriviamo al puntum dolens. C’è un uomo in Italia che riesce a battere la sinistra quanto a tendenza a fare le scelte sbagliate nei momenti più inopportuni. Parlo di tal Pierferdinando Casini, nel cui cognome è forse racchiuso un implacabile destino. Sta di fatto che il Casini è da anni convinto con la sua UDC di rappresentare il voto cattolico in Italia, e fin qui, poco male. Uno può essere anche convinto di essere l’imperatore del Messico. Ma il Pierferdinando rappresenta piuttosto una vecchia mentalità democristiana, che ben poco c’entra con quella cattolica, ossia la tendenza ad andare con chiunque, purché convenga. Del resto, in un Paese che ha fatto della signora D’Addario, esercente il più antico mestiere del mondo, un faro di saggezza e di opinioni, la posizione di Casini è anche comprensibile. Se però questa lodevole mentalità si sposa con una incapacità a collegarsi con la realtà, allora iniziano i pasticci. Insomma, come se la sullodata signora scegliesse i suoi clienti tra i mendichi.

Del resto il nostro Casini è in buona e adeguata compagnia. Un altro big delle sconfitte, il signor Massimo D’Alema, già si preparava a sfornare il “laboratorio politico” (che bella frase: ma che cavolo vuol dire?) dell’alleanza con l’UDC. Il tutto ovviamente per porre un argine alla destra e, inutile dirlo, a Berlusconi.

Il D’Alema esce sconfitto (ma ha una tale abitudine che ne patirà poco: guardate la sua carriera politica, non ne ha mai azzeccata una), ma invece in Casini lo stato confusionale andrebbe arginato in qualche modo. Se non altro dobbiamo sperare che il responso dell’elettorato sinistro pugliese abbia fato capire al bel Pierferdinando una realtà semplice semplice: quando la sinistra, in cui si incarna peraltro il peggior spirito elitario, si decide finalmente a interpellare quel “popolo” che di norma le fa un tantino schifo, allora salta fuori la realtà. E la realtà è che il popolo sinistro (dal quale comunque lorsignori dipendono per i voti) non ne vuole sapere di alleanze con cattolici o presunti tali. E infatti vince un Vendola, che almeno rappresenta chiaramente tutto il peggio che il comunismo può produrre e quindi è in sintonia vera con l’elettorato. Francamente io non ho ancora capito cosa sia il PD e che voglia, ma il fatto è che non l’hanno capito nemmeno i “leader” del PD stesso. I quali leader devono però fare i conti con una base che scalpita, e quindi saranno sempre più ostaggio di personaggi come Vendola o come quello spiritato del Di Pietro.

Il Pierferdinando Casini rivendica l’orgoglio dell’unicità e della solitudine del suo partito, e va a bussare alla porta della sinistra, onde allearsi contro quel Berlusconi che, gli piaccia o meno, riscuote comunque la simpatia di gran parte degli italiani. Ne riceve i pesci in faccia: la sinistra, quella vera, dura e pura (si fa per dire) non ne vuol sapere di alleanze con i cattolici, e lo dimostra coi fatti. Fatti dei quali Bersani, o il prossimo kamikaze che assumerà la segreteria del coso, del PD, dovrà ben tenere conto. E in questa situazione resta sempre più enigmatica la presenza di altri cattolici nelle fila sinistre. Che ci fa, ad esempio, la signora Binetti? Non ci chiediamo che ci faccia la Rosy Bindi, perché ormai ha dimostrato che potrebbe trovare un partner ideale in Gianfranco Fini (parliamo di partner politico, sia ben chiaro. Per altri tipi di partenariato non siamo così crudeli con Fini). E il povero Pierferdinando, piazzista di una merce che ormai più nessuno vuole, che sperava dall’agognato “laboratorio politico” pugliese? O forse l’ha spinto la nostalgia per quel fine ingegno politico, quell’uomo tutto d’un pezzo di Follini? Mah! Misteri dell’animo umano.

Chissà, forse questa porta in faccia che ha appena ricevuto farà invece meditare il Pierferdinando, anzitutto sui numeri del suo partito (che è proprio piccino piccino), e sul fatto che questi numeri andranno calando se si pretende di essere rappresentanti dei cattolici e intanto si fa comunella con gli abortisti, i sostenitori dell’eutanasia, gli aperturisti sfegatati all’Islam. Eccetera. Un bimbo al primo quadrimestre del primo anno di scuola elementare fa due conti sulla vecchia DC e si rende conto che quel voto è in massima parte confluito nel PdL e nella Lega. Un motivo ci sarà, salvo che il nostro Casini dica, come fecero anni fa i radicali, dopo aver racimolato le solite briciole di voti, che loro comunque rappresentavano “la coscienza critica del Paese”. Ma non lo credo. Casini non è uno stralunato come Pannella, è piuttosto un tantino pirandelliano, con una sola differenza, rispetto ai “Sei personaggi”, che lui non cerca solo l’autore ma anche la trama. Non mi resta che augurargli di trovarla presto la trama, capendo dove è la naturale collocazione politica per un cattolico. E, dulcis in fundo, mi viene in mente un interrogativo: che ci fa un Buttiglione nell’UDC?

PS: consentitemi di togliermi un sassolino dalla scarpa: due anni fa, in occasione delle elezioni politiche, quando scrissi sulle pagine di “Storia Libera” di diffidare dei presunti “centristi” che erano solo in attesa dei risultati per vedere con chi allearsi, portai a casa, da amici elettori dell’UDC, una variegata quantità di insulti. Ora, contra facta (se non erro) non datur sententia…



vuoi inviare questo articolo a un amico? clicca qui sotto