ITALIA, EX PATRIA DEL DIRITTO



di Paolo Deotto


C’era una volta la Patria del Diritto. Ma c’era. Ora, con costanza degna di miglior causa, si fa di tutto per instaurare un singolare sistema, in cui la legittimità è sacra laddove fa comodo, altrimenti si passa alla vecchia, cara, sbrigativa Legge di Lynch.

Guido Bertolaso: non ne abbiamo scritto “a caldo” volutamente. Bisognava dar tempo al tempo e infatti sono bastati pochi giorni perché iniziasse a palesarsi l’ennesima buffonata, oltretutto con quella spruzzatina di sesso che ormai è diventata un’idea fissa nei procedimenti politico-giudiziari. Si, ho scritto proprio “politico-giudiziari” perché è quantomeno ipocrita continuare a far finta di credere alla netta, indiscutibile, separazione dei due mondi. Né ciò vuol dire che io accusi i magistrati di agire per militanza politica, anziché per giustizia. Semplicemente, limitandomi a una pura osservazione degli eventi, vedo troppi procedimenti che vanno a incidere sulla politica, e, in genere, senza nulla concludere, perché non c’è nulla da concludere. Dalla tragicommedia di “Mani Pulite” (non ho mai capito con quale tipo di sapone…), all’operato di un ex (grazie al Cielo) magistrato come il signor De Magistris, che è riuscito a comparire su giornali e televisioni, senza che una, dicasi una, delle sue inchieste abbia portato a un giudizio, la nostra cronaca è piena di magistrati “star”, che si fanno una notorietà con inchieste che riguardano grossi nomi. Il fatto che poi queste inchieste abbiano, o meno, fondamento, sembra divenuto del tutto secondario.

Ciò detto, torniamo a Bertolaso. A un certo punto scopriamo, visto che la cosiddetta privacy esiste solo per utenti selezionati, che uno degli uomini più amati d’Italia, che ha risolto tragiche emergenze, che ha organizzato la Protezione Civile con una efficienza che ci viene riconosciuta nel mondo, è un corrotto o forse un corruttore, o forse tutti e due, e oltretutto è uno sporcaccione. Il filone della corruzione viene, in pochi giorni, quasi dimenticato, e i cosiddetti “media” possono lanciarsi con fremente gioia sull’immancabile filone del sesso.

Ora, non ci sarebbe nulla di cui stupirsi se qualche dipendente di Bertolaso avesse approfittato di situazioni di emergenza per intascare bustarelle. La corruzione è purtroppo un male inestirpabile. E allora si potrebbe imputare a Bertolaso di avere esercitato una scarsa vigilanza sui suoi sottoposti. Ma proviamo a guardare un altro fatto: il responsabile della Protezione Civile si è trovato ad affrontare, e soprattutto a risolvere, emergenze drammatiche, e lo ha fatto con una velocità che era impensabile in questa Italia che riusciva a tenere per anni i terremotati nei container, o che era riuscita a trasformare Napoli in una pattumiera a cielo aperto. In queste situazioni è più che comprensibile che l’urgenza venga prima di tutto, e se qualche dipendente infedele ha tradito la fiducia, è giusto che paghi.

Ma solo degli incoscienti, che dell’Italia se ne fregano, possono continuare a chiedere le dimissioni di Bertolaso. Solo in base a un “avviso di garanzia” un uomo prezioso, che ha svolto un’opera impagabile, dovrebbe andarsene?

A parte la presunzione di innocenza, altro pilastro del diritto, ma valido solo quando fa comodo, a parte la sconcertante facilità con cui si danno in pasto alla stampa e alla televisione notizie riservate, a parte tutto ciò, solo chi è completamente ipocrita può agitarsi per un “avviso di garanzia”. Un avviso di garanzia è merce che ormai non si nega a nessuno. Nato appunto come garanzia per l’indagato, è divenuto ormai la graticola su cui cuocere gli avversari. Un Di Pietro, altro per fortuna “ex” magistrato, sulla base di un avviso pretende le dimissioni di Bertolaso. E, ciò che è più grave, Bersani (che in altre occasioni aveva dato dimostrazioni di buon senso) fa subito sua, e del partito (o presunto tale) che rappresenta, questa richiesta assurda. Una sinistra alla canna del gas è sempre più in mano ai giustizialisti ipocriti, agli esagitati da TSO della distruzione dell’avversario. Completamente priva di un progetto politico e di un’identità, la sinistra campa solo sulla lotta a Berlusconi. E un uomo come Bertolaso, che non è un politico, ma è anche la miglior espressione di un modo di far politica efficiente, spiccio se occorre, ma volto a risolvere i problemi, potrebbe essere la vittima ideale. Dico “potrebbe” perché Berlusconi ha respinto le dimissioni, né Bertolaso sembra disposto a farsi infangare.

Ma quando questa ennesima buffonata sarà finita, chi risarcirà Bertolaso? Nessuno, perché, e questa è davvero una piaga nell’ex Patria del Diritto, il magistrato è l’unico impiegato statale che sa di agire nella totale impunità. Né voglio, lo ribadisco, immaginare una intenzionalità nel colpire Tizio o Caio per ragioni che non siano di giustizia. Ma esiste anche l’atteggiamento colposo, quello la legge definisce causato da “imperizia, imprudenza o negligenza”. Ed è davvero arduo non vedere almeno l’imprudenza nel gettare fango su un galantuomo, così come non è difficile vedere negligenza nella allegra diffusione di notizie dalle Procure.

Ormai è difficile distinguere tra ANM e CSM. La prima è una semplice associazione, il secondo un organo istituzionale. Ma entrambi si sono arroccati in una assurda difesa dei privilegi di casta, che non fa che danneggiare l’immagine della magistratura e la fiducia dei cittadini nella Giustizia. Prima di agitarsi per un attentato alla indipendenza della magistratura, sarebbe bene ricordarsi che l’indipendenza non è arbitrio. Prima di gridare alla catastrofe della Giustizia, sarebbe bene riflettere che un ddl che prevede come durata massima di un processo sei (dicasi SEI) anni è una garanzia di civiltà per tutti, che non può che giovare anche al prestigio dei magistrati. E di fronte al diluvio di intercettazioni telefoniche, sbandierate al pubblico, non giova davvero al prestigio della magistratura il gran lamento per il tentativo di limitare il ricorso a questo mezzo di indagine, con allarmi del tipo: “si distrugge la possibilità di indagine!” et similia. Pochi giorni fa un illustre giurista, esperto della procedura penale vigente negli Stati Uniti, mi spiegava che in quel Paese le intercettazioni possono essere ammesse in Tribunale solo a supporto di prove concrete e reali, in base alle quali si chiede l’incriminazione dell’indagato. Un processo che nasca da attività di intercettazioni è semplicemente impossibile, vietato dalla legge.

Certo, bisognerà lavorare di più…

E una sinistra che voglia recuperare un minimo di faccia dovrebbe rendersi conto che in Italia il semplice cittadino è ormai totalmente sfiduciato nei confronti della Giustizia. I tempi biblici dei processi, contrapposti alla fulmineità con cui si aprono inchieste su personaggi famosi, che procurano notorietà, fanno sì che nella giustizia civile si ricorra sempre più all’arbitrato, mentre nel penale tantissimi reati cosiddetti minori (ma minori fino a un certo punto per chi li subisce) non vengono nemmeno più denunciati. Tanto, dice il cittadino qualunque, a che mi serve fare la denuncia? E allora una sinistra che davvero avesse a cuore il bene del Paese si porrebbe seriamente in dialogo con la maggioranza, perché il disastro della Giustizia è sotto gli occhi di tutti, perché un Paese che non ha più fiducia nella Giustizia è un Paese in dissolvimento.

Ma l’opposizione ormai soffre di un delirio sistematizzato: ciò che promana da Berlusconi e dal suo governo è da distruggere. Tutto il resto non esiste, soprattutto non esiste l’Italia, e il suo bene.

E intanto una Giustizia allo sbando da spazio ai deliri di un Ciancimino che riferisce ora (come mai non lo ha fatto prima?) che il suo babbino, morto da diversi anni, gli raccontò che Forza Italia era nata da un accordo tra lo Stato e la mafia. A parte che ciò vorrebbe dire che la mafia si accordò con Ciampi e Scalfaro (che rappresentavano lo Stato quando nacque Forza Italia), resta il fatto che nella Patria del Diritto non si sarebbe nemmeno accettata una “testimonianza” completamente estranea all’oggetto del processo in corso. Ma ormai siamo nella ex Patria

Poteva mancare il commento del Di Pietro, giubilante nell’affermare che “loro” l’avevano sempre detto? Di Pietro ha tutto il diritto di sgranare i numeri del Lotto. Il tragico è che questo personaggio abbia ascolto e credito nell’opposizione. E un Paese sano avrebbe bisogno di una opposizione seria, che sapesse elaborare, se necessario, un progetto politico alternativo, non di una mandria di forcaioli che giudicano e condannano sulla base di avvisi di garanzia o sulla base dei racconti a babbo morto di un figuro figlio di un figuro.

La situazione è più che drammatica, è perfettamente inutile nasconderselo. Nessuno è autorizzato a dire che gli ultimi eventi giudiziari siano stati “voluti” proprio adesso, ma il tempismo con la campagna elettorale per le amministrative, che rischiano di essere un massacro per la Sinistra, non può che sconcertare. Questo Paese ha bisogno di Giustizia seria e di opposizione seria. Ha bisogno di pubblici impiegati che abbiano a cuore principalmente lo svolgimento del loro dovere, lasciando lavorare in pace i galantuomini che finora non hanno fatto che del bene al Paese.

Chi sarà il prossimo? Maroni? O Brunetta? O Tremonti? Ai posteri l’ardua sentenza.

PS: non mi sono soffermato sulle interessanti disquisizioni circa l’attività sessuale di Bertolaso. Questa furia di indagini sessuali inizia sinceramente a darmi la nausea.


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