Benedetto XVI dichiara le virtù eroiche di Pio XII


La verità storica dopo le calunnie dei progressisti


di Piero Vassallo

Quasi offrendo una chiave di lettura del decreto di Benedetto XVI sulle virtù eroiche di Pio XII, un onesto e coraggioso rabbino, l’americano David G. Dalin aveva affermato: “Quasi nessuno degli ultimi libri su Pio XII e sull’Olocausto parla in realtà di Pio XII e dell’Olocausto. Il vero tema di questi libri risulta essere una discussione interna al cattolicesimo circa il senso della Chiesa oggi, dove l’Olocausto diviene semplicemente il bastone più grosso di cui i cattolici progressisti possono disporre come arma contro i tradizionalisti ” (cfr. “Pio XII e gli Ebrei”, in appendice al saggio di Burkhart Schneider, “Pio XII”, San Paolo, Cinisello Balsamo 2002, pag. 129).

L’infame campagna finalizzata a screditare la memoria di Pio XII ha costituito il più oscuro capitolo della recente storia cattolica. Gli scrittori al servizio dell’errore catto-progressista, infatti, hanno inventato le più sfacciate calunnie, per demolire l’autorità e infangare la memoria del pontefice che, nell’enciclica “Humani generis” (del 1950) aveva confutato le avventurose teorie diffuse dai nuovi teologi, Pierre Teilhard de Chardin, Karl Rahner, Yves Congar, Henri de Lubac.

L’ostilità dei progressisti nei confronti di Eugenio Pacelli, peraltro, ha origini remote. Alla fine degli anni Venti, Jacques e Raïssa Maritain, ripudiati e capovolti i principi energicamente affermati durante un quasi ventennale, rovente impegno nella destra francese, infatti, elaborarono una filosofia della storia che incoraggiava l’adesione o almeno l’approvazione delle rivoluzioni di sinistra.

L’autorevole Francesco Mercadante ha rammentato che la metamorfosi dei coniugi Maritain ebbe origine dalle fumose suggestioni ricevute da Raïssa, “creatura superiore, incantevole da ogni punto di vista; e anche per vie dei molti insegnamenti ricevuti da Péguy, Bloy, Bergson, Laski, il quale ultimo, tra l’altro gli mette in testa il pregiudizio favorevole (come poi sarà chiamato) verso l’idea sovietica” (cfr. la prefazione a: Margherita Marchione, “Crociata di carità”, Sperling & Kupfer, Milano 2006).

La dottrina proposta da Maritain, versione filosofica delle avventurose e grottesche “profezie” di Léon Bloy sul millennio intitolato al culto di uno “spirito santo” trasgressivo e rivoluzionario, destarono un giustificato allarme nel cardinale Eugenio Pacelli, futuro Pio XII.

Consapevole di diffondere una filosofia sospetta, Maritain si mise sulla difensiva e indirizzò una lettera al suo protettore, Charles Journet, manifestando il timore di essere sconfessato: “Da parte di Roma percepisco grandi malintesi [vale a dire fondati sospetti e motivate riserve sul nuovo indirizzo della sua filosofia]. E’ attraverso la Chiesa che cercheranno di colpirmi. Per quale ragione ho sempre avuto una certa paura del cardinale Pacelli, di cui varie persone simpatizzanti dell’Action française, mi hanno decantato la santità tornando da Roma” (cfr.: Jean-Luc Barré, “Jacques e Raïssa Maritain Da intellettuali anarchici e testimoni di Dio”, Paoline, Milano 200, pag. 372).

Nel 1956 padre Antonio Messineo, quasi rispondendo all’exscusatio non petita di Maritain, pubblicò, nella pagine della “Civiltà cattolica” un articolo scritto su istruzione di Pio XII, per dimostrare l’ispirazione hegeliana della filosofia maritainiana.

Le ridicole calunnie lanciate da Emanuel Mounier contro l’allora cardinale Eugenio Pacelli al tempo della guerra di Spagna s’inquadrano nella strategia concepita per difendere gli errori del progressismo. Chi ha letto le pagine contorte, scritte da Mounier per far credere che le stragi di religiosi compiute dai comunisti durante il 1931 erano la conseguenza del sostegno prestato nel 1936 dal primate di Spagna al generale Franco, non stenta a riconoscere l’ispirazione omertosa e scioccamente servile dei fondatori della nuova cristianità. Tradotti da Franco Onorati, i testi di Mounier furono pubblicati in Italia dalla casa editrice dei dossettiani, La Locusta di Venezia, nel 1967, mentre infuriava la polemica suscitata dall’infame commedia “Il vicario” di Rolf Hochhuth.

Il bersaglio di Mounier era “il sordido anticomunismo, pieno di paura e di egoismo, che sottolinea la sproporzione fra la mediocrità che lo sostiene e il formidabile slancio storico che il comunismo ha provvisoriamente e parzialmente captato” (“L’anticomunismo”, nel giornale “Le voltigeur”, 16 novembre 1938).

Consapevole dell’enormità della sua tesi, Mounier metteva le mani avanti: “So quel che si obietterà: che chiediamo indulgenza per gli uccisori dei preti e gli incendiari delle chiese …. Come se la rivolta di Franco non avesse creato il comunismo più agguerrito in ogni parte della Spagna, provocando l’aiuto di Mosca e la riconoscenza di un popolo generoso” (“Interrogando i silenzi di Pio XII”, nel giornale “Le voltigeur”, 5 maggio 1939).

La sorda ostilità dei novatori nei confronti di Pio XII è poi dimostrata da un’azione di magia nera, della quale fu protagonista Giuseppe Alberigo insieme con la moglie e con uno stregone, coperto dall’abito benedettino indegnamente portato.

Alberigo lo ricorda senza vergogna, dimostrando quale era la pasta del fervore ardente nel cuore degli cattocomunisti: “In quegli anni talvolta veniva a casa un padre benedettino pio e assai famoso Si fermava anche a dormire. Una sera, sul finire del 1953, al momento delle preghiere, chiamo me e mia moglie Angelina: «E ora preghiamo per la morte del Pontefice». Con mia moglie ci guardammo stupefatti: papa Pio XII stava benissimo. Lui quieto replicò al nostro disagio: «Ora il Santo Padre è un peso per la Chiesa. Preghiamo perché il Signore se lo prenda presto»” (Cfr. “E’ guerra sul Concilio”, intervista di Simonetta Fiori a Giuseppe Alberigo, Repubblica, 2 luglio 2005, pag. 45).

Il decreto firmato da Benedetto XVI dimostra l’eroicità di Pio XII e così mette fine a una pagina nera, restaurando, a edificazione dei fedeli, l’immagine di un grande pontefice, che fu eroico testimone della carità nel secolo feroce e sterminato.


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