LE TAPPE DI UNA BATTAGLIA




COSI’ PIO XII SALVO’ LA VITA
AD UN MILIONE DI EBREI










estratto dal libro di Luciano Garibaldi "O la Croce o la svastica", per gentile concessione dell'editore Lindau






Ecco un libro che ha ottenuto unanime apprezzamento dalla critica su entrambi i versanti: quello favorevole e quello avverso alla memoria del Pontefice Pio XII. Stiamo parlando dell’ultima produzione storica di Luciano Garibaldi, «O la Croce o la svastica. La vera storia dei rapporti tra la Chiesa e il nazismo», editore Lindau, Torino. Che, mentre confuta, dati incontrovertibili alla mano, i detrattori di Papa Pacelli, si schiera senza mezzi termini contro tutti coloro che cooperarono alla Shoah, compresi gli italiani. Ma soprattutto – cosa non molto diffusa in questo periodo – dà atto a numerosi intellettuali ebrei e organizzazioni culturali ebraiche della loro onestà e sincerità nell’avere riconosciuto le grandi virtù di Pio XII, in primis la sua abile e coraggiosa azione per salvare quante più vite possibile. E – come documenta Luciano Garibaldi – salvò, in tutta Europa, non meno di un milione di ebrei (5 mila nella sola giornata della razzia nel ghetto di Roma).

Dal libro di Luciano Garibaldi, per gentile concessione dell’editore Lindau, pubblichiamo il brano che sintetizza l’azione della Chiesa in difesa degli ebrei perseguitati.




1934
Ha inizio in Germania la persecuzione degli ebrei, con arresti e soprusi d’ogni tipo. Anche se convertiti al cristianesimo e battezzati, tutti i tedeschi di origine ebraica perdono la cittadinanza. Pio XII è segretario di Stato e pubblica tre articoli sull’«Osservatore Romano» definendo il partito di Hitler non «socialismo nazionale», ma «terrorismo nazionale».

9 novembre 1938
E’ la «Kristallnacht», la «notte dei cristalli», ovvero dei vetri di migliaia di negozi di proprietà di ebrei mandati in frantumi dopo che i loro proprietari erano stati massacrati di botte (e decine avevano perduto la vita) in tutto il Reich come reazione al gesto di un giovane ebreo, Herschel Grinzspam, che aveva ucciso un diplomatico tedesco a Parigi per vendicare l’arresto dei genitori. Nella notte tra il 9 e il 10 novembre 1938, più di mille sinagoghe furono devastate o incendiate sia in Germania sia in Austria, migliaia di negozi distrutti, e trentamila tedeschi di origine ebraica arrestati e internati nei Lager. Eugenio Pacelli era segretario di Stato in Vaticano. In Italia, già divenuta la più ferrea alleata del Terzo Reich, si poteva fare ben poco, ma fu il cardinal Pacelli a dare il nulla osta al programma intitolato «I cattolici contro i nazisti», realizzato e trasmesso dalla Catholic University of America su CBS e NBC, le due principali stazioni radio americane. Il programma denunciava «con ferma indignazione le atrocità commesse contro gli ebrei in Germania». Nel corso della tramissione, il Rettore dell’Università, monsignor Corrigan, dichiarò: «E’ una persecuzione che non ha avuto eguali dal periodo del paganesimo, quando i primi cristiani soffrirono il martirio per la loro fede».

2 marzo 1939
Con 61 sì su 62 votanti, Eugenio Pacelli è eletto Papa. Sul suo stemma, Pio XII fa dipingere una colomba, simbolo di pace, con un ramo di ulivo e il motto «Opus justitiae pax», «lo scopo della giustizia è la pace».

3 maggio 1939
Messaggio di Pio XII ai cinque Nunzi apostolici interessati, con il quale conferisce loro l’incarico di sondare il terreno in vista di una auspicata conferenza internazionale per la pace che coinvolga Germania, Polonia, Francia, Italia e Gran Bretagna. Nel messaggio, il Pontefice si dice «vivamente preoccupato per il crescente pericolo di una conflagrazione bellica».

29 ottobre 1939
A seguito dell’occupazione tedesca di Danzica, è scoppiato il conflitto tra Germania da una parte e Francia e Inghilterra dall’altra, che ben presto si trasformerà nella seconda guerra mondiale. Pio XII dirama la «Summi Pontificatus», la sua prima enciclica, nella quale afferma: «La concezione che assegna allo Stato un’autorità illimitata rompe l’unità della società sovranazionale, toglie fondamento e valore al diritto delle genti, apre la via alla violazione dei diritti altrui e rende difficile la convivenza pacifica». Più avanti, condanna sia il razzismo sia il totalitarismo e difende apertamente gli ebrei, al punto che gli inglesi considerano l’enciclica meritevole di essere riprodotta su decine migliaia di volantini che vengono lanciati dagli aerei sulle città tedesche. La Jewish Telegraphic Agency di New York così commenta: «La condanna pronunciata da Pio XII nella sua enciclica contro le teorie razziste ha causato reazioni profonde. Pochi si aspettavano un documento così franco».


29 giugno 1941
Commosso e turbato per le notizie che gli giungono circa l’inumano trattamento cui sono sottoposti gli ebrei nelle terre occupate dai nazisti, Pio XII denuncia in un’omelia «persecuzioni religiose delle quali la stessa preoccupazione per coloro che soffrono non permette di rivelare pienamente tutto il dettaglio doloroso e commovente», riconfermando – con queste chiare parole – il motivo che non gli consente di fare un aperto e pieno riferimento agli ebrei. E invero, solo chi fingerà di non avere intuito la ferocia di Hitler potrà fingere di non aver compreso le ragioni concrete che impedirono a Pio XII di lanciare una specifica accusa di antisemitismo nei confronti del regime nazista. Ma a Berlino avevano capito perfettamente ciò che Pio XII aveva inteso dire. Nelle giornate seguenti all’omelia, infatti, il comandante del Sicherheits Dienst, Reinhard Heydrich, inviò una circolare agli ufficiali superiori della Gestapo nella quale si poteva leggere: «Il discorso del Papa è un duro attacco a tutto ciò che noi rappresentiamo. Egli parla chiaramente a favore degli ebrei. Sta accusando virtualmente il popolo tedesco di crudeltà verso gli ebrei e si fa portavoce degli ebrei criminali di guerra». Per il vero, il significato delle parole del Pontefice lo aveva perfettamente compreso anche il «New York Times», che difatti commentò: «Oggi più che mai il Papa è una voce solitaria che grida nel silenzio di un continente».











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