LETTERA APERTA AL DR. EUGENIO SCALFARI


Illustrissimo Dott. Scalfari,

sono un Suo appassionato lettore, e Lei quindi mi consentirà di rivolgerle queste due righe, ben conscio che il Suo orecchio benevolo riuscirà a udire, dall’Empireo in cui Lei vive, la mia voce di comune mortale. E altrettanto sono fiducioso nel fatto che, con benevolenza ed autorevolezza, Lei vorrà far giungere la Sua voce, direi meglio l’armonia del Suo sapere, fino ai miei livelli umani, affinché possa io trarne crescita sapienziale, politica e sociale.

Anzitutto devo ringraziarla profondamente, perché non c’è argomento su cui Ella non abbia da dire una parola, anzi, direi, la Parola, quella risolutrice, che dissipa le nubi dell’ignoranza del popolo italiano. Mai, dico mai, nelle Sue omelie domenicali, si avverte il minimo tremito del dubbio. E ciò non può che rendere gioioso il popolo, che Lei giustamente definì cretino due o tre omelie fa perché continua a sostenere Berlusconi.

E mi consenta ora di venire alla sua omelia di domenica 6 dicembre 2009. La mafia è un terribile problema, con cui moltissimi uomini validi e coraggiosi si sono scontrati. Tanti di loro hanno lasciato la vita nell’adempimento del dovere. Magistrati, funzionari di polizia, fino al Generale Della Chiesa, prefetto di Palermo. Purtroppo la mafia fa parte della Storia del nostro Paese, e nessuno ancora è riuscito a debellarla. Ma ora Lei dà una nuova speranza alle popolazioni afflitte da questo turpe fenomeno, e al Paese tutto. Già, perché da oggi sappiamo praticamente tutto della mafia. Chi la copre, chi la coprì, come agisce e perché. Pur alla Sua età, che, mi consenta, non è più verde, Lei mantiene una lucidità invidiabile e uno stile giornalistico eccellente. Da oggi noi abbiamo la certezza che Fanfani era mafioso, Andreotti era mafioso e ovviamente, non si discute, Berlusconi è mafioso. Del resto proprio ieri si è avuta quella vera festa della democrazia “che nasce dal basso”, e in prima fila tra i manifestanti contro Berlusconi, mafioso accertato e quindi da scacciare dal Governo, c’erano volti ben noti di campioni della purezza. Ad esempio, il Leoluca Orlando, che forse per modestia non dice mai il suo cognome completo, che è Orlando Cascio, ossia quello di una delle più potenti “famiglie” sicule. Però faceva delle fiaccolate antimafia stupende. C’era Di Pietro, che avrebbe tante ma tante cose da spiegare, tra le quali la sua vorticosa attività finanziaria e immobiliare, perché è riuscito a fare un tale casino tra Partito Italia dei Valori e Associazione Italia dei Valori, che i contributi elettorali se li pappa quest’ultima, formata da lui stesso, dalla moglie e dalla segretaria. Piccolezze. Poi c’era anche un Nanni Moretti, che tutti conosciamo come un profondo politologo, creatore di quello che inizialmente sembrava un gioco per bambini scemi, e che invece si sarebbe rivelato come uno dei fenomeni politici più incisivi del dopoguerra, il “movimento dei girotondini”.

Insomma, è stata una grande manifestazione di popolo. Beh, c’è qualche differenza di valutazioni. Gli organizzatori parlano di un milione di persone, la Questura stima in 90.000 i partecipanti. Diversi giornali parlano di circa 200.000 persone. Ma anche queste sono piccolezze. Anche se pochi, l’importante è che siano eroi che oppongono i loro giovanili petti alla criminalità.

C’è un dato su cui Lei pone la Sua augusta riflessione. Nonostante la piazza abbia già deciso che Berlusconi è mafioso, i sondaggi ci dicono che, se domani si votasse, il centrodestra vincerebbe ancora. Ohibò. Ma Ella risolve subito il problema affermando che “sul tavolo dell’attualità domina comunque la pesante accusa mafiosa contro Berlusconi e Dell’Utri”. Ora, Lei giustamente non si sofferma (sono piccolezze e Lei guarda ai Massimi Sistemi) sul fatto che l’accusatore sia un gentiluomo che ha alle spalle quaranta (40) omicidi, che ha sei ergastoli sul groppone e che è riuscito perfino ad ammazzare un bimbo e poi a scioglierlo nell’acido. L'accusatore accusa, e quindi fa il suo mestiere.

E poi (mi perdoni, non è assolutamente una critica, non mi permetterei mai) Lei comunque non dimostra assolutamente nulla di ciò che dice. Qui il fronte potrebbe dividersi. Alcuni, reazionari incalliti, vorrebbero che chi accusa un uomo portasse prove concrete. Ma io, che sono un Suo fedele, non mi permetterei mai di chiedere una simile piccolezza. Lei ci spiega, tout court, che un tempo Fanfani era il referente mafioso, poi lo fu Andreotti. Ora, contro Fanfani nessuno mai mosse questa accusa. Quanto ad Andreotti, fu sottoposto a un iter giudiziario lungo e defatigante, da cui uscì assolutamente assolto. Già, ma l’assoluzione la pronunciò quella stessa magistratura nelle cui mani (oltre che nella piazza) Lei ora mette i destini del Paese. Ci fornisce anche un’analisi molto brillante del rapporto mafia potere, laddove quest'ultimo deve essere “poroso” e soprattutto deve avere la “zona grigia”, quella ben disposta a collaborare col crimine. Inutile dire che attualmente la zona grigia è rappresentata da Berlusconi.

Proprio perché sono un Suo inossidabile fedele, temo che Lei possa trovarsi in un domani in serio imbarazzo se anche quest’accusa, come un mucchio d’altre contro Berlusconi, si dissolverà come una bolla di sapone. Non vorrei che Lei soffrisse troppo, anche se potrà aggiustare il tutto spiegandoci, con una delle Sue omelie, che i magistrati in cui Lei tanto confidava, in verità sono collusi con la mafia, o sono semplicemente scemi.

Ora, Fanfani è morto, quindi difficilmente può porre obiezioni, Andreotti è già stato assolto, Berlusconi è tuttora in sella e pare ben deciso a restarci. Ma anche qui Lei pone, con la Sua parola, una speranza alla sete di giustizia che anima la democrazia “che nasce dal basso”. Infatti Lei vuole uscire dalle pastoie del diritto penale come finora ci è stato insegnato e attua quella che si chiama “inversione dell’onere della prova”. Ovvero, se io sono accusato di un reato (magari da uno psicopatico pluriomicida) spetta a me discolparmi e non alla pubblica autorità esaminare le prove e valutare se ci sia materia per aprire un giudizio. È un sistema singolare, ma molto efficace. la Gestapo ne fece ampio uso, e anche Stalin nelle sue famose “purghe”. Il fascismo (che Lei ben ricorda, viste le Sue militanze giovanili) fu così rozzo da non arrivare mai a queste raffinatezze del diritto. Inoltre Lei dimostra una perfetta conoscenza dei sistemi mafiosi e delle alleanze e guerre tra le varie “famiglie”. Anche qui non dimostra nulla di ciò che dice, ma, si sa, la Sua parola è, per la Sua stessa esistenza, garanzia di Verità.

Come modesto storico mi permetto solo di dirle che Lei fa un po’ di casino sul caso di Salvatore Giuliano, scordandosi che Giuliano fu “venduto” dalla mafia al colonnello Luca perché la Sicilia era ormai straboccante di carabinieri, e questo non poteva che dar fastidio a tutti i traffici dei mafiosi. Fu uno di quegli “scambi di favori” che tutte le polizie del mondo devono spesso fare coi criminali, per eliminare altri criminali. In altre parole, Giuliano dava fastidio anzitutto alla mafia, non agli agrari.

Comunque, non fermiamoci su queste piccolezze. Io voglio ringraziarla perché Lei ci ha dato nuove certezze e il Paese, disorientato, ha quanto mai bisogno di fari che lo conducano nella dura navigazione verso la democrazia. Lei ha saputo saltare piccinerie come le prove, come la presunzione di innocenza, come il fatto che ci siano degli accusatori che sono così farabutti che più farabutti non si può. Ci ha anche svelato in poche righe i misteri mafiosi del passato. Grazie. Di certo le Sue sono certezze e quindi giustamente Lei partecipa al linciaggio quotidiano di Berlusconi. È una materia in cui Lei non manca di esperienza. Infatti se non erro, anche la Sua venerata firma era tra quelle che in un pubblico atto d’accusa a mezzo stampa, incominciarono ad accusare il commissario Calabresi di gettare anarchici dalle finestre. La campagna fu così efficace che alla fine si trovarono i dementi disponibili ad ammazzare Calabresi. C’è un piccolo, insignificante dato: Calabresi era innocente, più inchieste accertarono che non si trovava nemmeno nella stanza dalla cui finestra Pinelli volò. Ma che importa?

Come Suo immarcescibile ammiratore, mi consenta solo di darle, con devoto affetto, un consiglio: gli anni passano e seppur io Le auguri lunga e feconda vita per continuare la Sua instancabile lotta, beh, insomma, le statistiche potrebbero dirmi che sarà di certo feconda, ma non lunghissima. E allora, visto che ormai ha dato giudizi su tutto e su tutti, perché non prova ad esaminare seriamente, onde poi formulare il Suo giudizio, il dott. Eugenio Scalfari?

Mi creda devotamente Suo

Paolo Deotto






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