ALCUNE CONSIDERAZIONI SULLA PILLOLA ABORTIVA RU-486
di Antonio Gatti
Il 30 luglio 2009
E’ chiaro che, al di là del fatto specifico, il problema non è costituto dalla pillola RU-486, che pure presenta insidie e pericoli specifici (e di cui parleremo più avanti), ma dal tema dell’aborto saltato prepotentemente alla pubblica attenzione. I fautori della RU486 sono ovviamente gli stessi che invocano il diritto ad abortire, sono gli stessi che ricorrentemente incontriamo in certi oscuri ambienti culturali, politici e finanziari.
A tale proposito, affinché sia chiaro a cosa ci stiamo riferendo, non sarà privo di interesse fare un po’ di storia della RU486.
STORIA DELLA RU-486
Il 19 aprile 1982 il professore francese (israelita) Etienne-Emile Baulieu presenta all'Accademia delle scienze i risultati clinici di una nuova sostanza anti-progesterone: il mifepristone, messo a punto due anni prima da una equipe di chimici e endocrinologi del laboratorio francese Roussel-Uclaf. La società Roussel-Uclaf è un laboratorio controllato dal governo francese, ma associato al gruppo tedesco Hoechst. La sperimentazione continua nell'ospedale universitario di Ginevra: l'anti-ormone permette di abortire a sette donne tra le sei e le otto settimane di gravidanza. Nel 1983,
L’allora Ministro della Sanità, il socialista massone Claude Evin, afferma quanto segue:
”Poiche' in Francia l'aborto e' legale, e' bene che venga praticato nelle migliori condizioni possibili" e impone al laboratorio Roussel-Uclaf di riprendere la distribuzione della RU-486.
Nel 1991 e' autorizzata in Gran Bretagna, nel
Intanto
Nel 1994
Così il Mifeprex è diventato il primo farmaco “made in China” commercializzato negli USA (1).
Ma i conflitti etico-commerciali continuano: nel dicembre 1996,
Dal giorno stesso in cui i diritti vengono trasferiti,
In Italia la sperimentazione clinica della RU-486 approda, nel 2005, ad opera del dott. Silvio Viale (di simpatie radicali), ginecologo presso l’Ospedale S.Anna di Torino. Dopo un primo rallentamento dovuto alla polemica con l’allora Ministro della Sanità Francesco Storace (che richiese la clausola della necessità del ricovero per tre giorni) la sperimentazione continuò il suo iter. Nel 2007
Il 30 luglio 2009 l’AIFA ne approva la commercializzazione.
Oltre che negli Stati Uniti
COME AGISCE
Il mifepristone, di cui è composta
Nella stragrande maggioranza dei casi, affinché si completi l’aborto farmacologico è necessario che la donna assuma, due giorni dopo la somministrazione della RU-486, un secondo farmaco: il misoprostolo. Quest’ultimo è una prostaglandina, che si somministra oralmente, e che ha il compito di determinare la dilatazione del collo dell’utero e di provocare le contrazioni che consentono di espellere il feto.
CONSIDERAZIONI FINALI
Come si è detto all’inizio, il problema reale è la liceità dell’aborto piuttosto che le modalità tecniche con cui viene effettuato. Per altro l’impiego della pillola abortiva si presta a critiche specifiche.
La pratica dell’aborto mediante la semplice assunzione orale di un farmaco rischia di banalizzare ulteriormente un atto dalle gravi implicazioni mediche e morali
Le norme della legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza (IVG) - eufemismo e sigla che stanno per “aborto” – che prevedono che l’IVG venga praticata in ambito ospedaliero, possono essere facilmente aggirate: infatti esiste la possibilità, per la donna, di effettuare la procedura a casa in quanto nessuno può obbligare una persona a restare ricoverata in ospedale contro la sua volontà; una volta ricevuta ed assunta la pillola potrà sempre firmare la cartella clinica e dimettersi volontariamente, assistendo a casa propria alla espulsione dell’embrione. E poi cosa ne farà? Lo getterà nel WC? Quali ripercussioni psicologiche potrà avere da questa azione? Qualora si verificassero gli “effetti indesiderati”: infezioni, emorragie, morte, come potranno essere gestiti?
Finchè non sarà stabilito giuridicamente ciò che è (o dovrebbe essere) evidente scientificamente e cioè che quel grumo di cellule non è una parte della donna, ma ha già una sua individualità di persona umana che si svilupperà e crescerà così come continuerà a farlo anche dopo la nascita, tutti i vaniloqui su una o sull’altra tecnica che si potrà usare per ucciderlo serviranno solo a distogliere l’attenzione dal problema di fondo: l’aborto è un delitto.
Vi si potranno riconoscere attenuanti, si potrà avere comprensione e compassione per la donna che lo pratica (non per chi lo procura), ma ne deve essere riconosciuta la natura delittuosa.
La battaglia contro la pratica e la legalizzazione dell’aborto è oggi dai più vista nell’ambito dello scontro o confronto fra lo schieramento cattolico e quello laicista, ma non è così. Non si tratta di una scelta morale legata ad una confessione religiosa. Chiunque, credente o non credente, può riconoscere nella coscienza fondata nella legge naturale i fondamenti di questa posizione.
Il discrimine sta fra una cultura della vita, fondata appunto sulle solide basi della perenne ed universale legge naturale (terreno di incontro di cattolici e non cattolici, credenti e non credenti) (3) ed il nichilismo necrofilo di chi vorrebbe far sprofondare l’Uomo nella vertigine del Nulla.
Già nel
Purtroppo l’influenza esercitata, attraverso una costante azione mediatica e culturale da parte di quelle forze che oggettivamente operano per la disgregazione dell’Uomo, ha portato a modificare il testo originale.
Infatti nella formulazione moderna del giuramento di Ippocrate è più genericamente scritto: “giuro……di perseguire come scopi esclusivi la difesa della vita……..di non compiere mai atti idonei a provocare deliberatamente la morte di un paziente”.
Conseguentemente l’art. 41 del codice deontologico medico recita: “L’interruzione della gravidanza, al di fuori dei casi previsti dalla legge, costituisce grave infrazione deontologica…..”
Non per questo ci si deve scoraggiare ed abbandonare il campo all’avversario; mai nulla è compiuto invano quando è in gioco
A tale proposito viene alla memoria il noto aforisma di Guglielmo il Taciturno (1553-1584): “Non occorre sperare per intraprendere né vincere per perseverare”.
Il credente ha il vantaggio di avere per alleato Colui che ha sconfitto il principe della menzogna.
Note.
(1) Ciò che la lobby abortista degli Stati Uniti non era riuscita ad ottenere sotto la presidenza
Reagan e Bush-Senior riesce ad avere con l’amministrazione Clinton.
Alla FDA (organo di controllo statunitense sui farmaci ed alimenti) vennero denunciati numerosi casi di infezioni, emorragie e morti in conseguenza della assunzione della RU-486. Il problema è presto risolto: nel novembre 2004
(2) Edouard Sakiz, nel 1958, ferito dal rifiuto del suo predecessore nell'azienda di sviluppare la ricerca sulla pillola contraccettiva, così scriveva: "La concezione etica di un solo uomo ha privato il gruppo di un grande mercato e di una fama mondiale"
(3) E’ nota la posizione contraria assunta da esponenti della cosiddetta “cultura laica” (ricorderete certo la lista di Giuliano Ferrara: “Aborto? No Grazie” che nell’ aprile 2008 non raggiunse, però, nemmeno lo 0,4% dei consensi).
Antonio Gatti, nato a Brindisi 56 anni fa, sposato, due figli, vive da quarant’anni a Genova, dove esercita la professione di Cardiologo presso l’ Ospedale Galliera.
Fino dagli anni dell’università impegnato negli ambienti genovesi del cattolicesimo tradizionalista, si è formato alla scuola dell’indimenticato Cardinale Giuseppe Siri.
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