ELUANA ENGLARO – UNA RIFLESSIONE A UN ANNO DALL’UCCISIONE



di Paolo Deotto




Il 9 di febbraio ricorre il primo anniversario della morte di Eluana Englaro, uccisa in una clinica di Udine per mano di sanitari felloni e su richiesta di un padre sciagurato. Dopo un anno abbiamo già rimosso dai nostri cuori e dalle nostre coscienze quel terribile fatto? Non lo so, ognuno deve fare l’esame di coscienza per sé stesso. Io voglio limitarmi a ricordare alcuni fatti.

È necessaria un premessa: dal luglio 2008, fino al tragico esito del 9 febbraio 2009, condussi, coadiuvato da bravi amici, una campagna martellante sul sito di “Storia Libera” ( www.storialibera.it ), come moderatore di un forum dedicato a “Ideologia ed eutanasia”. Furono mesi di passione per cercare di dare il nostro piccolo contributo ad evitare un delitto che peraltro era già scritto, già predisposto, già assolto ancor prima di essere consumato. Non mi interessa quindi fare un articolo di “opinione”. Questa è solo la testimonianza diretta di un piccolo gruppo che cercò di fare ciò che la coscienza dettava. E, come mi disse un giorno un caro amico, era una battaglia condotta con gli stuzzicadenti contro le corazzate. Ma ci sono casi in cui bisogna saper andare in guerra anche a mani nude.

Un’altra precisazione utile è questa: Storia Libera è uno dei siti cattolici che vanta il maggior numero di accessi. Ideato e condotto con grande coraggio ed intelligenza da Don Beniamino Di Martino, questo sito nel 2008 registrò circa 800.000 accessi. Era quindi impossibile che le iniziative che allora si presero non fossero note a tante, tante persone.

Su tutta la vicenda di Eluana sarà utile ritornare, perché è troppo facile rifugiarsi “nella preghiera e nel silenzio” quando i fatti imporrebbero la preghiera (che non può mai mancare nella nostra vita) e l’azione. Sarà utile tornare in argomento, anche perché è giusto e doveroso ricordare le terribili responsabilità che si assunsero alcuni. Non voglio mettere in croce nessuno, ma la giustizia (quella sostanziale, che scaturisce dalla legge naturale stampata nel cuore degli uomini) aborre il silenzio. Non mi interessa qui parlare del “papà Beppino” un uomo per il quale si può solo sperare che abbia agito in preda alla follia, incapace ormai di valutare ciò che faceva. Ma le responsabilità che si assunsero i magistrati che permisero l’uccisione di Eluana (deliberando tra l’altro su materie in cui non avevano alcuna competenza) non si possono né si devono scordare. E altrettanto dicasi per le responsabilità enormi che si assunse il sig. Giorgio Napolitano bloccando, con una iniziativa mai vista, il decreto legge con cui il Governo tentò in extremis di impedire il delitto. E che dire dell’atteggiamento pilatesco dei giudici di Cassazione e di quelli della Corte Costituzionale?

Sono tutti uomini del “sistema”, di un sistema malato di un’ideologia ormai indefinibile con le abituali classificazioni, ma che di sicuro è contro la vita. Sono argomenti su cui torneremo.

Piuttosto mi interessa ricordare, e lo faccio con una infinita tristezza, l’atteggiamento di tanti, troppi cattolici, e non parlo solo dei laici. Nella breve premessa ho voluto ricordare che Storia Libera era una tribuna decisamente privilegiata per far sentire la propria voce nel mondo cattolico. Lanciammo diverse iniziative e su tutte venne chiesta l’adesione dei lettori. Si scrisse al Presidente del Consiglio, alla Procura di Udine, al Ministro dell’Interno (nella sua veste di responsabile politico della pubblica sicurezza) ed insieme al Capo della Polizia e ai questori delle province che potevano essere competenti. È anche giusto ricordare che furono due valorosi amici di Genova, gli avvocati Carlo Cigolini e Luigi Torre, i primi ad ipotizzare l’uso dello strumento del decreto legge, e lo fecero mesi prima che il governo lo decidesse. Aderimmo anche ad altre iniziative di associazioni e comitati, dandone ampia diffusione.

Orbene, non mancarono le adesioni alle diverse iniziative. Ma se considero il gran numero di lettori di Storia Libera (e diverse nostre iniziative furono rilanciate anche da altri siti, non solo cattolici), se voglio anche pensare che solo un centesimo dei lettori abbiano seguito la nostra azione, allora il risultato non si può definire che sconfortante. Certo, non mancarono le adesioni “a voce”, ma quando si trattava di apporre il proprio nome e cognome in calce a una lettera, a una petizione, molti, troppi, non lo fecero. Piuttosto mi arrivarono anche critiche perché a volte usavo toni “troppo decisi”: ma sì, in fondo si stava parlando solo del progetto di uccidere una creatura innocente e indifesa. Mi sentii dire più di una volta che mostravo poco rispetto per il dolore del padre. Non so come definire questi atteggiamenti se non come pazzeschi o come sottilmente vigliacchi.

Certo, ci furono i cattolici che si mossero: ma quanti furono, in un Paese che ufficialmente “è cattolico” nella sua stragrande maggioranza? L’assuefazione al male, una specie di tragica anestesia delle coscienze, indusse molti a girare le spalle.

E la Chiesa, lo dico con un dolore grandissimo, fu in molta parte assente. Difficilmente potrò scordare che in quei drammatici mesi non sentii mai nominare il nome di Eluana Englaro nella mia parrocchia. Certo, non mancarono generiche preghiere per la vita, tutte belle e tutte giuste. Ma una sorta di metus reverentialis impediva di dire al popolo riunito a celebrare l’Eucaristia: “svegliatevi, stanno per ammazzare una donna innocente e indifesa. Si chiama Eluana Englaro”. Il sangue dei giusti ricadrà su chi lo ha versato. E chi assiste in silenzio al crimine, non è anch’egli colpevole?

Dopo un gran giro di lettere e telefonate con amici sacerdoti, riuscii a parlare con un importante monsignore romano, che mi incoraggiò a non desistere e mi indirizzò a un parlamentare cattolico. Questi a sua volta si mosse e di lì a pochi giorni mi telefonò una giornalista di Rai Uno per propormi un’intervista. Naturalmente accettai, ben lieto che la prima emittente radiofonica si decidesse a dare ospitalità a una voce fuori dal coro. Non ho nulla da dire sulla giornalista, che fu brava, cortese, imparziale. Ma a che serve un’intervista, se va in onda circa alle tre di notte, nel programma “Rai Uno notte”? Molto pudicamente la Direzione Rai cancellò un mio riferimento al nazismo, forse per non offendere le orecchie troppo sensibili. L’intervista restò in Rete, consultabile sul sito della Rai. Quanti l’ascoltarono? Non lo so. So solo che non ebbi alcun riscontro.

Pochi mesi fa, quando si aprirono le discussioni sull’utilizzo della pillola RU486, ci fu lo sconcertante spettacolo di cattolici che ne deprecarono l’uso, portando come argomento il fatto che l’uso di tale veleno “era in contrasto con le norme della legge 194”. Pazzesco. La 194 era considerata un’intoccabile norma, come se l’aborto non fosse più un delitto, ma lo fosse solo se eseguito fuori dai canoni di quella legge sciagurata. L’insidioso, diabolico inganno della “legittimità” ha contagiato tanti. Ma nessuna legge, anche se approvata con tutte le più regolari procedure, potrà mai cambiare di un millimetro le leggi naturali che Dio ha dato agli uomini.

Così fu anche nel caso di Eluana Englaro. Mettiamoci la mano sulla coscienza e rendiamoci conto che tanti tra noi, clero compreso, si comportarono vigliaccamente. Una posizione troppo decisa e chiara poteva essere invisa al conformismo. È così il sale della terra diviene scipito, e serve solo ad essere gettato via e calpestato dagli uomini.

I cattolici devono riprendere con decisione il loro posto nella società, perché la Verità “va gridata sui tetti”. Dobbiamo riprendere fiducia nella Provvidenza e far conto che nel nostro futuro può benissimo esserci anche il martirio. Ma se continuiamo ad essere una voce felpata e delicata non faremo altro che collaborare allo sfascio della nostra società, che ha gettato via le sue radici cristiane e ora vaga come un cieco senza guida.

Giustamente il Vescovo Negri disse, in occasione dell’uccisione di Eluana, che non si era distrutta solo la civiltà cristiana, ma la civiltà in genere. La nostra civiltà che, per atei o per fedeli, era comunque ispirata ai valori cristiani di misericordia, di rispetto per la vita, di abnegazione per i deboli.

Rimettiamo la lampada sul porta lucerne, affinché illumini tutta la casa. Questa è la fondamentale azione politica che possiamo e dobbiamo fare

Una postilla:

Diversi anni fa conobbi il caso dolorosissimo di un uomo il cui figlio da anni e anni soffriva per una malattia incurabile. Conobbi quest’uomo per ragioni professionali, ma dopo pochi minuti di colloquio già mi parlava del figlio. Chiaramente questo dolore segnava e condizionava tutta la sua vita. Un giorno a questo infelice si ruppe qualcosa dentro. Si suicidò. Un atto mai giustificabile, certo. Ma quando si arrese alla disperazione non cercò i mezzi per uccidere il figlio. Uccise sé stesso. Il parroco del luogo lo ammise ai funerali religiosi.

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